La necessità di stabilire un contatto
Riguardo al nostro studio, nel quale si evidenzia l’aspetto corporeo dell’essere umano in terapia per riuscire a trovare una soluzione che sia la più vicina a una ricostruzione dell’aspetto tattile realizzato dal contatto profondo tra madre e bambino, cercheremo di capire gli obiettivi del contatto fisico riproposto in psicoterapia attraverso la massoterapia. La cosa che ci viene più naturale è quella di toccare gli altri, di toccarsi quando si ha male, di accarezzare qualcuno per dire che lo si ama. E difficile stabilire il confine tra carezza e tocco, proprio perché si è di fronte a sensazioni differenti legate a situazioni emotive espresse o inespresse. È difficile definire il contatto: noi pensiamo che sia, di volta in volta, un’intenzione o un desiderio che si prolungano al di là dei limiti del corpo per esprimere vissuti e sentimenti profondi.
La finalità del contatto fisico è variabile: per suo mezzo si può vivere la dimensione del gioco e si può esprimere il bisogno profondo di calore e di affetto che si traduce in vicinanza corporea fatta di tenerezza e di amore. A volte molte persone traducono l’esperienza del “tatto” in sensazioni come: “ho caldo”, “ho male”; altre invece esprimono le proprie reazioni dicendo: “è gradevole” oppure “è irritante”. Molti esprimono i sentimenti e il loro vissuto dicendo: “mi rende triste, sono felice, sono riconoscente, mi sento libero, mi sento compresso, ho un peso dentro di me” e altre espressioni.
Il contatto ci fa riconoscere l’esistenza della persona, la valorizza, ma la può anche rifiutare. Il tramite del contatto è la mano, ma solo la mano al tempo stesso è toccata e tocca: quando il tatto diventa contatto vi è l’incontro a due.
Il contatto fisico realizza il desiderio di aiutare da parte del terapeuta, sollecita quello della persona curata che chiede di essere sollevata, rassicurata e, nel migliore dei casi, guarita.
Gli occhi e le mani del terapeuta sono i migliori ricettori: le mani saranno guidate dalle necessità inconsce del corpo del paziente, mentre saranno in grado di percepire i bisogni profondi del suo essere.
Si stabilisce in questa maniera uno scambio e, man mano che la relazione terapeutica diventa profonda, il contatto oltrepassa il confine della pelle, permettendo l’accesso all’universo delle emozioni e dei fantasmi mentali del paziente. La dimensione emotiva è al servizio di questo scambio e permetterà alla persona in terapia di prendere coscienza dei suoi vissuti emozionali repressi.
Mentre il terapeuta massaggia il suo paziente, osserva anche quali parti del suo corpo siano presenti, tese, mascherate, morte, che tipo di sessualità nasconda, cosa esprima il viso di diverso dal corpo e dalla parola.
Per il terapeuta è molto importante ascoltare, nel suo paziente, il ritmo della voce, la coordinazione dei gesti, il linguaggio che il suo corpo mostra in quel momento; anche la tensione viene percepita immediatamente. In questa maniera il paziente sperimenta un’attiva positività che all’inizio non provava nel timore che ogni intervento sul corpo potesse compromettere o minacciare la sua integrità. Il terapeuta sfiora i contorni dell’involucro corpo attraverso la pelle, lo palpa, ne apprezza il volume, ne valuta la temperatura, libera le zone aderenziali; intanto egli nota che la vigilanza del paziente diminuisce, permettendogli di agire più in profondità. Sentirà anche quale muscolo sia contratto e quale troppo esteso. Sappiamo che con la muscolatura superficiale si ha il dominio del sistema limbico che controlla il comportamento emotivo; uno dei suoi compiti è il collegamento di un comportamento somatomotore e vegetativo all’effetto emotivo. Toccando determinati muscoli si ravviva l’ordine emotivo della persona e si risvegliano funzioni sopite. La respirazione nel paziente si fa più profonda, la pelle traspira diventando più ricettiva, il suo codice corporeo indica al terapeuta come penetrare in profondità. Tutto questo potrebbe essere considerata una specie di danza tra terapeuta e paziente nella quale ciascuno dei due trascina l’altro fino al momento in cui giungono pulsioni. Il paziente in questo modo raggiunge uno stato di coscienza attenuata. Il terapeuta tocca la “zona chiave” legata all’emozione, la resistenza profonda si scioglie e si assiste così a un ritorno alla vita.

La necessità di stabilire un contatto
Cosa significa “tatto, toccare, comunicare” attraverso la pelle?
La pelle, come risulta da numerosi studi a orientamento psicodinamico, costituisce una struttura con significati determinanti nella formazione psicologica dell’individuo durante le prime fasi della sua evoluzione. Infatti come struttura protettiva generale, zona erogena primaria, luogo dove si esprimono conflitti, manifestazioni dell’angoscia e della paura, la pelle è al centro di meccanismi psicosomatici e somatopsichici fondamentali.
La modificazione e la sensibilizzazione della pelle attraverso il “contatto corporeo” influenzano meccanismi e modificazioni psi- cologici e comportamentali molto importanti.